Calendario CSP: 20 dicembre 2022


Per il 20 dicembre il CST ci propone finalmente qualcosa che mancava a questo calendario, diamo una bella lettura a questo nuovo ed entusiasmante racconto breve!


“IL CREPUSCOLO DEGLI DEI”

La battaglia per Faring


“Nemmeno gli dei sanno quale fato ci attende… E inizio solo ora a comprendere le possibilità che si aprono innanzi a me… Ma una cosa è certa: SICURAMENTE ci incontreremo di nuovo…”
Con queste parole, il nuovo avatar di Beliar lanciò un incantesimo. L’aria si riempì di scintille e Xardas sparì dalla cabina del capitano dell’Esmeralda in un lampo di luce. Il teletrasporto aveva richiesto molta energia per riportarlo sulla terraferma, direttamente nella sua nuova torre sui pendii ghiacciati del Nord. Tuttavia riuscì ad arrivarci, seppure un po’ debilitato e ancora incapace di controllare a pieno i suoi nuovi poteri. Si portò le mani al capo, socchiuse gli occhi e udì… qualcuno che gli parlava. Un suono familiare. Doveva recarsi subito nella sua nuova stanza delle evocazioni e meditare, così da controllare quella voce. Per il momento i servitori che aveva evocato non erano ancora riusciti a completare la sua nuova torre, tuttavia i suoi nuovi poteri avrebbero velocizzato tanto la costruzione quanto i suoi piani.


Due settimane più tardi:

“Potresti spiegarmi ancora una volta, possente Kan, perché dobbiamo tenere questo consiglio nella lingua degli sporchi Morras?”
Kan si lasciò sfuggire un profondo sospiro mentre sistemava lo spallaccio destro, per poi esclamare a gran voce:
“Se questa terra dev’essere nostra, Varek, non possiamo fare a meno degli umani. Imparare il loro linguaggio ci garantirà la sopravvivenza.”

Varek rispose con un mogugno, ma non proferì parola. Se già era scontento di tenere un consiglio di guerra così importante nel tempio di Innos nella città umana di Geldern, farlo nella lingua locale non poteva che essere un’aggravante. Nel tempio era stato portato un enorme tavolo rotondo, a cui sedevano tutti i partecipanti. L’edificio era ancora adornato con pilastri dorati, altari e piatti preziosi, oltre ad artefatti e gioielli di secondaria importanza. Anche altri signori della guerra e sciamani presenti al consiglio mormorarono o emisero suoni simili a Varek.

Kan riprese a parlare, stavolta con un tono minaccioso:
“Vuoi forse dirmi qualcosa, Varek?!”
“No, possente Kan”, rispose prontamente Varek.
“Bene, allora possiamo procedere. Come ho già detto, lavorare con i Morras che hanno accettato la nostra supremazia ci garantirà la sopravvivenza. Altrimenti, anche dopo aver sconfitto quegli schifosi ribelli, ci sarà sempre qualcuno che insorgerà. So che ne sarai deluso, ma anche uccidere tutti i Morras non è una soluzione. Come abbiamo visto di città in città, numerosi Morras erano assai poco soddisfatti del proprio re fantoccio e desideravano una guida forte, oltre che la fine della guerra. È la nostra occasione.”

Finito di parlare, Kan si volse verso uno dei suoi signori della guerra:
“Umbrak, è il tuo turno.”
Umbrak si alzò in piedi e rispose:
“Ora che abbiamo il controllo degli insediamenti dei Morras a Ovest e nelle terre centrali, è ora di catturare il castello che chiamano Faring. Si aprirà così una seconda via per il Nordmar e per il debole re dei Morras. C’è solo un problema…”

Kan grugnì in risposta:
“Non posso accettare altri problemi, Umbrak. Parla! Che problema c’è?”
“Faring è un castello dei paladini costruito sulla montagna che sovrasta un villaggio dei Morra. È per questo che il nostro primo attacco è fallito.”
“Non voglio spiegazioni, voglio SOLUZIONI!”
“E io posso offrirti delle soluzioni, orco”, disse una nuova voce nella stanza.


Tutti gli orchi nella stanza si levarono in piedi e impugnarono un’arma.
“KROTAKH JABARTH!”, urlarono alcuni, prima che gli occhi dell’intero consiglio si posassero su quel vecchio dalla veste nera.
Xardas si avvicinò lentamente al tavolo rotondo mentre gli orchi lo minacciavano con le loro armi, prima di essere fermato da Kan con un ruggito:
“Aspetta! … Chi sei, Morra?! Perché sei al mio consiglio di guerra? PARLA, prima che ti faccia ridurre a pezzetti!”
Le labbra di Xardas si curvarono in un sorriso e rispose con tono calmo:
“Sono qui per farti una proposta. Ho i mezzi per aiutarti nei tuoi intenti, orco.”
“Cosa potresti mai offrirmi TU per vincere questa guerra che io già non ho, Morra?”
“Mmm,” si lasciò sfuggire Xardas in un sogghigno.
“Avrai sicuramente sentito parlare della magia delle rune a cui si affidano gli umani, soprattutto quei boriosi dei maghi del fuoco e dei paladini? Quella stessa magia che tiene sotto scacco le tue armate, a debita distanza dal re e dai suoi scagnozzi?”
Kan annuì lentamente, ringhiando per l’impazienza.
“Cosa succederebbe se questa magia delle rune sparisse?”, continuò Xardas.
“Crollerebbero tutte le loro difese dalle fondamenta, come una vecchia casa diroccata. Potreste procedere liberi e indisturbati.”
“Perché dovrei crederti, Morra? Chi mi dice che tu non stia mentendo? Perché dovresti aiutarmi e tradire la tua stessa gente?”
“Non sto tradendo nessuno. Semplicemente, sto cercando di porre fine velocemente a questa guerra. I tuoi sciamani possono vedere da soli la portata del mio potere. Tuttavia, in cambio dei miei servigi al popolo degli orchi, chiederò un favore in cambio.”
“Che genere di favore?”
“Ne riparleremo. Ora, comunque, preparatevi per attaccare Faring.”
“Aspetta, Morra …”
“Volete vincere o no?!”, disse Xardas alzando la voce.
“Certo che lo vogliamo, ma…”
Xardas interruppe il capo degli orchi bruscamente:
“E allora non dubitare più delle mie parole, orco. Attacca il castello e vincerai.”

Con queste parole, quello che un tempo era stato il mago del fuoco supremo si teletrasportò fuori dalla stanza, lasciandosi dietro dei signori della guerra confusi e irritati, oltre a un Kan pensieroso.
Dopo alcuni attimi di silenzio, Umbrak prese la parola:
“Possente Kan… non vorrai certo dire a questo Morra…”
Kan non gli lasciò finire la frase:
“Preparate l’attacco. Partiremo verso Faring. Con o senza l’aiuto di questo Morra. Radunate TUTTE le truppe a disposizione. Stavolta attaccheremo da entrambi i lati.”


Una settimana più tardi:

“ALLARME! ORCHI!”, strillò la guardia dai bastioni in direzione del cortile del castello. Innumerevoli paladini e cavalieri, rune alla mano, si radunarono di corsa sui bastioni per osservare un esercito di orchi con i loro mercenari pesanti che passava per il villaggio, mentre altri sciamavano giù dal passo per il Nordmar. L’avamposto a guardia delle gelide terre del Nord era già caduto. Gli abitanti inermi li lasciavano passare, ma chiunque si opponeva alla loro avanzata veniva trucidato senza pietà. I guerrieri di Innos non attesero troppo a lungo prima di fronteggiarli con la propria magia, oltre che con frecce e dardi di archi e balestre. Tuttavia, anche gli orchi e i loro mercenari volsero i propri arcieri contro i difensori, dando inizio alla battaglia.

“Abbiamo bisogno di altri TIRATORI qui! Portatemi altri…”, iniziò a urlare un paladino, ma non riuscì a finire perché cadde giù dalle mura dopo essere stato colpito a morte da un dardo.

“BEL TIRO, CONNOR!”, urlò uno dei mercenari al letale balestriere.
All’improvviso, apparve una luce brillante, che interruppe il combattimento. Si levarono delle scintille e un uomo uscì dal fumo sprigionatosi.
“Quello non è…?”
Xardas si fece avanti con un incantesimo dalla luce rossastra, illuminando la salita verso il castello ben difeso. Nessuno dei paladini, né tantomeno nessuno degli orchi o dei mercenari osò fermarlo o attaccarlo, finché spari nuovamente in una nuvola di luce ai piedi della scalinata che portava al cancello. Uno dei paladini allora, senza esitazione, riprese a combattere… solo per scoprire che la sua runa non funzionava più.
“Ma che…?”, esclamò sorpreso.
Un po’ alla volta, anche gli altri paladini si resero conto di non poter lanciare alcun incantesimo. Alcuni per la disperazione iniziarono a bere delle pozioni di mana, ma non ottennero alcun risultato.
“DANNAZIONE, STANNO PER SFONDARE IL CANCELLO!”
“FERMATELI!”
“PERCHÉ LE RUNE NON FUNZIONANO PIÙ!!!”
“UOMINI, STATE PRONTI… ARGHHH!”, urlò un paladino mentre veniva colpito dal primo orco che varcava il cancello distrutto. Non sarebbe stato l’ultimo in quella fatidica notte.

Kan si fece largo all’entrata del cortile del castello con le sue truppe e rimase a guardare mentre i suoi guerrieri assaltavano il castello, uccidendone i difensori uno alla volta. Mentre i suoi uomini erano occupati a conquistare e razziare il castello, quel Morra riapparve davanti agli occhi del signore della guerra.
“Ho mantenuto la mia parola. La magia delle rune non ostacolerà più la tua conquista”, disse il mago oscuro.
“Ora è il tuo turno, orco.”
“È vero. Il popolo degli orchi te ne sarà riconoscente. Parla, cosa chiedi in cambio?”
“Nulla che non sia anche nel tuo interesse, comunque. Ci sono alcuni artefatti che vorrei che trovassi per me…”


Scritto da Gregox.


Traduzione italiana a cura di Enrico “-Henry-” Blasoni.


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