Calendario CSP: 16 dicembre 2012


Il CST ci regala oggi un racconto breve, dedicato ai ranger.


Il dado è tratto

“Per Innos! Un altro sei?” esclamò Pavel, con un’espressione di sorpresa dipinta sul volto.

“Merda!” imprecò Falk, gettando il suo borsello sul tavolo. “Mi ritiro dal gioco.” Il cacciatore si girò e uscì con passo pesante dalla capanna.

Ghignando, Alea raccolse il borsello e lo legò alla sua cintura. “Spero che non seguirete il suo esempio. Raddoppio la posta – chi ci sta?”

Pavel grugnì: “Ci stai derubando!”

Alea scrollò le spalle, rispondendo: “È il gioco. Senza qualche rischio non ci sarebbe alcun divertimento! Consolati, sai come funziona, fortunato nel gioco, sfortunato in…”

“Stai barando.”

Il sorriso svanì dal volto di Alea. Pavel si ammutolì e si innervosì in maniera evidente. Entrambi si voltarono verso Lukjan, che era seduto in un angolo della piccola stanza con le braccia incrociate.

Alea si riprese rapidamente. “Ora mi stai insultando! D’accordo, sono stato un po’ fortunato oggi, ma accusarmi di barare? Queste sono le parole di chi non sa perdere, amico mio.”

“Non siamo tuoi amici”, sibilò Lukjan.

Alea sospirò teatralmente. “E io che pensavo fossimo qui in allegra compagnia, a divertirci… e adesso tu mi accusi di imbrogliare, solo perché mi è capitata qualche giocata fortunata di seguito.”

“Io non direi proprio ‘qualche'”, sottolineò Pavel.

“D’accordo, sono state parecchie. Ma è un crimine vincere? Gli dei mi sorridono, tutto qui! E dopotutto, quella è solo un’insinuazione senza alcuna prova! Datemi il beneficio del dubbio!”

“Va bene, giochiamo un’altra partita. Raddoppio la posta”, disse Lukjan. Alea stava per emettere un sospiro di sollievo, quando il cacciatore aggiunse: “Ma, stavolta, ci scambiamo i nostri dadi.”

“Neanche per idea!”, ansimò Alea.

“Lo sapevo!”

“Stai insinuando…”, Alea iniziò a parlare, ma il cacciatore completò la frase per lui: “… che il tuo dado è truccato? Avevo ragione, dannazione.”

“È solo il mio dado fortunato, questo è quanto. Lo uso da anni ormai. Lo presi a Vengard, e non mi ha mai deluso!” Aggiunse col pensiero: “D’altronde, non mi ha neanche portato sempre fortuna. Non è la prima volta che qualcuno mi accusa di barare. Per lo meno questi cacciatori, qui, nella loro capanna in mezzo al nulla, non sono neanche lontanamente influenti quanto i nemici che mi sono fatto in passato nella corte di Vengard.”

“Vediamo se il tuo dado mi porterà altrettanta fortuna.”

Lukjan si protese verso il tavolo per prendere il dado, ma Alea lo colpì sulla mano. “Giù le mani!” Nessuno avrebbe posato le mani sul suo dado fortunato!

“Sto iniziando a pensare che Lukjan abbia ragione”, mormorò Pavel. “Avremmo dovuto saperlo. Non ci si può proprio fidare di questi maledetti ranger.”

Alea sapeva quando era giunto il momento di andarsene. “Bene”, disse, alzandosi in piedi con un’espressione offesa dipinta sul volto. “Ho capito di non essere più ben accetto qui.”

Si stava già dirigendo verso la porta, quando Lukjan lo apostrofò: “Non così velocemente! Prima vogliamo indietro il nostro denaro!”

“Cosa? è ridicolo! Se volete giocare, dovete accettare anche il rischio di perdere!”

“Non ho alcun problema col perdere. Ma ne ho con l’essere imbrogliato.” All’improvviso, Lukjan estrasse un coltello.

“D’accordo, come vuoi”, disse Alea con tono pacifico. “Non sto cercando guai.” Con riluttanza, appoggiò sul tavolo le sue vincite. Gli sarebbe piaciuto gettare le monete in faccia a quel sciocco cacciatore, ma sapeva quando era meglio trattenersi. Avrebbe potuto difendersi piuttosto bene, ma non era mai stato un grande guerriero, e qui invece ce n’erano due di fronte a lui. Anzi, sarebbe stato un tre contro uno, visto che Falk avrebbe sicuramente aiutato i suoi compagni.

Mentre Alea era in procinto di andarsene, Pavel sputò sul pavimento e borbottò: “Ranger! Non sono altro che vagabondi. Non avremmo dovuto essere così ingenui da fidarci di loro.”

Davanti alla piccola capanna, Falk stava spennando un Saprofago. Quando Alea gli passò davanti, il cacciatore gli lanciò un’occhiata sinistra. Il ranger finse di non averla notata.

Di fronte a lui si stendeva una vasta pianura, la terra di nessuno a nord-ovest nel regno di Myrtana, percorsa solo da qualche cacciatore. Per la precisione, da cacciatori e ranger.

Stava piovendo. Si trattava solamente di una pioggerellina, ma le gocce fredde che cadevano sulla sua fronte gli davano fastidio. Alea tirò su il cappuccio.

Era sempre la stessa storia. Sin dai giorni trascorsi a Vengard. E da quando si era unito ai ranger, la gente era diventata ancora più diffidente nel suoi confronti. La prossima volta, forse, avrebbe fatto meglio a togliere la tunica verde, prima di ‘fraternizzare’ con altre persone. Ma alla fine, non sarebbe cambiato nulla.

La gente presume sempre il peggio riguardo i propri simili, soprattutto nel caso di coloro che – come Alea – sono benedetti da una straordinaria fortuna nel gioco.

Il suo dado fortunato era truccato, queste erano state le parole di Lukjan. Ah! Alea l’aveva intagliato personalmente da un pezzo di ossa di troll, che aveva comprato a caro prezzo a Vengard. Sicuramente non era un artigiano addestrato, quindi il suo lavoro probabilmente era un po’ approssimativo, ma poteva davvero essere biasimato per questo?

Una mandria di bisonti gli passò accanto. La loro carne e la loro pelle rendevano questi animali un bersaglio prezioso per qualunque cacciatore, ma solamente un pazzo avrebbe affrontato un’intera mandria di bisonti. Alea non era comunque granché come cacciatore. Di solito si dedicava alle lepri.

Ma, al momento, non gli importavano né i bisonti né le lepri. Si stava avvicinando al fiume, che era quasi sempre pieno di predatori, sanguimosche e anche coccodrilli. Nonostante le storie sui ranger raccontate dalla gente di città, queste bestie non lasciavano in pace un uomo solo perché indossa una tunica verde.

Beh, forse lo avrebbero fatto vicino agli antichi cerchi di pietra e monoliti sparsi per tutta Myrtana. Runak continuava a ripetere che, in quei posti, Adanos in persona avrebbe protetto la sua gente. Alea non aveva mai messo alla prova questa affermazione. Non se la sentiva di attirare un branco di lupi o di bestie d’ombra vicino ad uno di quei cerchi di pietra solo per vedere che un paio di mascelle potrebbero farlo a pezzi lì come in qualunque altro luogo.

Alea era fortunato. I predatori avevano già trovato un ottimo pasto in un gruppo di goblin distratti presso il fiume, e la sanguimosche preferivano stare per terra quando arrivava la pioggia, che era diventata torrenziale nel frattempo.

Un combattimento era l’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento. Che fosse in un cerchio di pietre o in mezzo al nulla, nessuna bestia chiede a qualcuno se per caso sia un ranger. Nemmeno i raccoglitori di fiori erano al sicuro di fronte alla loro tanto amata natura, pensò Alea con un ghigno.

Presto il rumore della gigantesca cascata sovrastò ogni altro suono, compreso il rumore della pioggia cadente. Il sole stava lentamente tramontando dietro le montagne. Il ranger diede un’occhiata ansiosa alla cime della montagna sulla sua sinistra.

Runak e i suoi raccoglitori di fiori potevano chiamarlo un luogo sacro quanto volevano, ma non gli piaceva vivere sul pendio dell’Archolos. Ogni bambino nell’area sapeva che i vecchi vigneti sulla montagna erano maledetti (N.d.Colmar: un libro di Gothic 1, intitolato ‘Ricette – Volume 2’ e dedicato al ‘Vino dell’oblio’, poi non inserito nel gioco, cita la montagna Archolos per la fama dei suoi vigneti e dell’uva che produce). Alea non si era mai preoccupato troppo dei racconti spettrali, ma si sentiva ugualmente a disagio. Ed era sicuro di aver visto, una volta, una strana luce in cima alla montagna.

Scacciò via questi cupi pensieri sui morti viventi quando iniziò ad avvistare tra gli alberi il campo dei ranger di Runak. Ranger di entrambi i sessi erano seduti e chiacchieravano intorno al fuoco da campo di fronte alla capanna in cui Runak abitava per il momento. Altri due stavano facendo pratica con l’arco, usando un piccolo albero come bersaglio. Un ranger stava lavando la sua tunica nel laghetto.

“Alea!”

Trasalendo, si voltò lentamente. Sapeva cosa stava per accadere.

“Sai bene che non dovresti andare in giro per conto tuo!”

Alea osservò il viso di Silva, terribilmente sfigurato dagli artigli di qualche bestia. Il ranger lo stava fissando con un’espressione di seria disapprovazione. “Beh, tecnicamente Runak ha solo chiesto…”, iniziò Alea, ma venne interrotto: “E tu dovresti acconsentire alle sue richieste. Si stava preoccupando per te.”

“Non era necessario. Non sono stato via neanche un giorno.”

“Eri là fuori e sai perfettamente come stanno le cose. Non sappiamo cosa pensano di noi gli Orchi, perciò ci nasconderemo qui per un po’ di tempo. Runak non vuole che succedano guai, spero di non dovertelo ricordare.”

“Non preoccuparti. Vogliamo essere neutrali, quindi rimaniamo qui e non attiriamo l’attenzione su di noi finché la situazione non si sarà sistemata. Lo so benissimo.”

“Allora agisci anche di conseguenza!”

Alea sospirò. Si trattava sempre della stessa questione con i raccoglitori di fiori.

C’erano parecchi ranger come lui; gente normale che si era trovata nei guai e si era dovuta nascondere. Gente con cui era facile andare d’accordo. Ma questi raccoglitori di fiori erano sempre così rigidi. Erano così seri su tutto quanto, e le parole dei druidi era legge per loro.

“E dai” Alea diede a Silva un’amichevole pacca sulla spalla. Dopotutto il ranger era un tipo simpatico, quando non trascorreva troppo tempo con gli altri raccoglitori di fiori. “Non intendevo fare nulla di male. E non sono andato in nessuna taverna, mi sono fermato solo dai cacciatori.”

“Hmm, direi che è più di quanto ci saremmo potuti aspettare da te.”

“Proprio così, amico mio. Pensa positivo!” Alea gli diede un’altra pacca sulla spalla. “Non succederà di nuovo, lo prometto. Ma se non posso allontanarmi da qui, devo trovare un modo per trascorrere il tempo nel campo. Che ne dici di un breve gioco?”

Silva scrollò le spalle. “Se giocando smetterai di andare in giro, perché no?”

Sul volto di Alea si dipinse un grande sorriso. Sì, Silva era dopotutto un tipo a posto, pensò tra sé e sé, mentre giocherellava con il suo dado fortunato nella tasca della sua tunica.


Nel gioco originale, i ranger non hanno alcun tipo di caratterizzazione, in parte perché c’è un solo personaggio con un nome, oltre ai tre druidi. Intendiamo cambiare questa situazione e speriamo che questo breve racconto vi abbia fornito una piccola idea sulla vita dei ranger e vi abbia incuriosito a proposito dei nuovi personaggi che incontrerete.


Traduzione italiana di Colmar.


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