Pirateria liberalizzata!


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Anche Videogame.it ha potuto provare Risen 2: Dark Waters presso lo studio dei Piranha Bytes e ha riportato le sue impressioni in una nuova anteprima.

Lo abbiamo seguito, visto e provato in più occasioni nel corso delle varie fiere dell’anno passato e anche attraverso un apposito evento organizzato a Milano (vi invitiamo a consultare l’elenco delle precedenti anteprime per farvi un’idea più approfondita). Ma non ci bastava, e qualche settimana fa ci siamo precipitati nella sede monachese di Deep Silver per effettuare un ulteriore test con Risen 2: Dark Waters. L’intrigante GdR ad ambientazione piratesca sviluppato da Piranha Bytes è ormai prossimo al completamento, con un lancio previsto per la fine di aprile, e gli sviluppatori ce ne hanno voluto far assaggiare una discreta fetta pad alla mano.

Un gdr per tutti i gusti?

Il nostro test si è svolto sulla versione Xbox 360, anche se siamo riusciti a toccare e osservare da vicino anche quelle PS3 e PC. Diciamo subito che, al momento, è difficile valutare appieno le differenze fra le tre, a causa dell’arretratezza della build console a noi sottoposta (risalente, secondo il team, a un paio di mesi fa). Certo è che, prevedibilmente, la versione PC sembra godere di un discreto vantaggio tecnologico, anche se va comunque detto che lo sviluppo mirato anche all’ambito console appare evidente nella presenza di un’interfaccia di gioco molto pulita, efficiente, funzionale.
Dal punto di vista del gameplay, Risen 2 sembra voler mediare fra le necessità “divulgative” di un titolo multipiattaforma moderno e la voglia di rivolgersi a un pubblico comunque di appassionati, cui piace l’idea di non essere imboccati e guidati per mano tutto il tempo. Se da un lato abbiamo una fase iniziale in stile BioWare, con un ambiente ristretto in cui familiarizzare col sistema e cominciare a costruirsi un’identità, dall’altro troviamo alcune scelte che potrebbero essere addirittura considerate anacronistiche, ben esemplificate dall’assenza di un qualsivoglia radar o navigatore automatico. Non esiste automapping di sorta, anzi, quando ci si ritrova in una nuova ambientazione la mappa va trovata (magari acquistandola a caro prezzo) e, per quanto sia possibile utilizzarla per annotazioni, non c’è modo di farsi indicare al volo il percorso da una freccia fluttuante o di sapere cosa si nasconda in quell’insenatura nell’angolino della mappa stessa. A meno di andarci di persona, o di farselo spiegare da un qualche personaggio. Una scelta coraggiosa, per certi versi in contrasto con altre “concessioni” che si incontrano nel gioco, ma che a noi, personalmente, è piaciuta.

Libertà e profondità

Risen 2 propone un sistema di gioco che sembra essere discretamente profondo e in grado di garantire una libertà d’approccio notevole. Già la prima ambientazione offre numerosi possibili fili da seguire, piccole azioni da intraprendere o ignorare mentre ci si prepara a imbarcarsi – letteralmente – nella quest principale. Ma è una volta sbarcati sulla prima isola che si spalancano davvero le porte dell’esperienza offerta da Piranha Bytes e ci si trova davanti a un ambiente che, pur non avendo la potenza e l’ambizione di uno Skyrim dal punto di vista dell’estensione pura, sembra poter offrire davvero parecchio da giocare. Il sistema di gioco permette grande libertà, con quest che si sovrappongono, molte missioni fra cui scegliere e un nutrito cast di personaggi a cui rivolgersi. Lo spunto di partenza – che vede il protagonista, novello Billy Costigan, impegnato a smettere i suoi panni e infiltrarsi nel mondo dei pirati – offre diversi elementi per dar vita a una fitta rete di rapporti interpersonali e doppi e tripli giochi. Tutto questo, poi, si applica su una struttura da GdR d’azione, all’interno della quale ci si muove ai comandi del proprio avventuriero.
In questo senso, il sistema di controllo appare piuttosto semplicistico e punta non tanto sull’azione in senso stretto – di fatto, gli attacchi all’arma bianca si poggiano sull’utilizzo di un singolo tasto – quanto sulle possibilità alternative. Chiaramente non mancano le armi da fuoco, ma abbiamo anche una serie di attacchi “a tradimento”, da vero pirata (si va dalla pistolettata improvvisa al lancio del pappagallo… sul serio!) e, inevitabile, una rielaborazione dell’utilizzo di incantesimi. Non magie in senso classico, che nel mondo di Risen 2 sono sparite, ma il voodoo, che permette di mescolare oggetti e ingredienti per compiere una certa quantità di azioni, a cominciare da quella più ovvia: assemblare una bambolina tramite cui attaccare i nemici e forzarne la volontà.

compagni di ventura

Il sistema di gioco, ovviamente, prevede anche la presenza di compagni. È possibile mettere assieme una vera e propria ciurma di fedeli, che potremo poi portarci in giro nel corso delle missioni. Durante le fasi di esplorazione, il gioco permette un solo compagno (da selezionare in appositi luoghi fra quelli disponibili), che si muoverà al nostro fianco ma rimarrà indipendente nelle decisioni e nell’approccio ai nemici. La sua presenza, come ovvio, andrà a influenzare il rapporto con gli altri personaggi: durante la nostra breve prova, per esempio, abbiamo convinto la piratessa che ci accompagnava ad abbassarsi a del sano lavoro in cucina per conquistarci le grazie di un cuoco, che poteva farci dei favori. E la natura di questa piccola quest, fra l’altro, dovrebbe rendere l’idea di come Risen 2 sappia anche riprodurre al meglio lo spirito buzzurro e maschilista che tanto bene accompagna l’ambientazione piratesca, senza risparmiarsi un po’ di ironia. Il sistema di gioco non è perfetto e ci sono sicuramente elementi che potrebbero far storcere il naso al purista, ma che comunque si accettano in nome della funzionalità. La piratessa in questione, per esempio, l’abbiamo abbandonata in cucina, per poi reincontrarla dall’altra parte dell’isola, dato che il racconto lo prevedeva (ma, perlomeno, era piuttosto irritata per il nostro comportamento). E la gran maggioranza dei personaggi non giocanti non può essere uccisa, per evitare di compromettere l’accesso alle relative quest: al massimo li si riduce in fin di vita e li si fa arrabbiare, con la necessità poi di riconquistarsi la loro fiducia.
In questo senso va inquadrata anche la scelta, figlia del primo Risen, di consentire un inventario “infinito”, nel quale accumulare oggetti a dismisura senza l’obbligo di trascorrere ore in preda alla microgestione. A questo proposito, l’aspetto dello sciacallaggio su luoghi e cadaveri ci è parso solido e ben implementato, con fra l’altro una grande varietà di ammenicoli e armi, un buon numero di oggetti “speciali” che, se recuperati, garantiscono bonus specifici, e un buon lavoro svolto sulla fase di equipaggiamento, ora articolata in modo da offrire grande personalizzazione.
Insomma, al netto dei dubbi su una realizzazione tecnica e in generale una “potenza” degli ambienti valide, ma certo non all’altezza di cavalli di razza come The Witcher II e Skyrim, Risen 2 sembra un gioco molto interessante. Dalla sua ha uno spirito in qualche modo un po’ hardcore (pur senza scivolare nella cattiveria di un Dark Souls) e il fascino dell’ambientazione piratesca, certo non abusata come il fantasy classico. Speriamo solo che le edizioni console vengano rifinite a dovere.


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