Racconti brevi dell’isola: IX – Ossa inquiete


Con respiro affannoso, l’uomo percorse uno stretto sentiero in una caverna. Davanti a lui, un suono metallico. Sembrava una spada picchiata contro una cotta di maglia.
“Non di nuovo” si lasciò sfuggire con un sospiro. Dopo i lupi all’ingresso della caverna e poi i ghoul, ora lo aspettava un nuovo avversario.
La luce tremula della torcia illuminava un’apertura nella caverna, simile a una sala.
Il suono di passi in avvicinamento gli ricordò di sguainare la spada.
Attese fino all’ultimo momento. Ossa biancastre fuoriuscirono dalle tenebre. Dal petto pendeva una consunta cotta di maglia, che scendeva fino all’osso pelvico.
Orbite oculari vuote lo fissavano… o forse no. Chi avrebbe potuto dirlo?
Con la spada levata, le articolazioni che scricchiolavano eppure in silenzio, lo scheletro avanzò verso di lui.

La magia aveva riportato in vita i resti di qualche malcapitato guerriero. Il primo colpo dell’attaccante rimbalzò sulla spada dell’intruso, sollevata in posizione di difesa. Una parata, poi uno spostamento e un attacco da sinistra. Lo scheletro parò in modo meccanico, come se gli fosse stato insegnato. O era opera della magia? Un rapido passo laterale, un colpo da sinistra, una giravolta, uno da destra e un fendente dall’alto. Poi indietreggiò. Le ossa si scheggiarono e lo scheletro andò in pezzi. I resti della rugginosa cotta di maglia caddero a terra. Lo scheletro la seguì poco dopo, in cima a quella piramide di resti. La spada seghettata era scomparsa dietro un’ampia curva nelle tenebre. “Vai avanti.”


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